1. LA DESTRA LITIGA SU EUROPEE E REGIONALI SALVINI A MELONI: “NON PUOI STRAVINCERE”
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
L’unico a fotografare la realtà senza troppi filtri è Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, clava di Matteo Salvini. Seduto nell’area fumatori di Montecitorio, rivendica gli attacchi a Giorgia Meloni. E ammette che a complicare la sfida tra leader del centrodestra sulle Regionali è stato proprio l’annuncio della presidente del Consiglio di volersi candidare alle Europee: «Lei vuole stravincere […]. Questo per noi è un tema. Io mi espongo perché difendo il principio. E soprattutto, difendo il partito». Sono gli stessi concetti che il vicepremier ripeterà poco dopo in privato alla leader di FdI. Nel giorno in cui la premier e i suoi due vice si incontrano per litigare sul dossier dei governatori — salvo poi negare in coro di averlo fatto, anzi di averne addirittura parlato — Crippa illustra la strategia di Salvini, che può tradursi così: la Lega non può accettare un pesante ridimensionamento e una probabile mortificazione elettorale da parte di FdI — per mano di Meloni — senza avere un risarcimento politico in cambio. Di questo possibile scambio dibattono i tre al mattino, a margine di un incontro in realtà convocato sui migranti. Volano parole pesanti, perché nessuno intende retrocedere, pur sapendo che un’intesa appare quasi obbligata e che, alla fine, la Lega in Sardegna sarà costretta a mollare Solinas. A pranzo, poi, si ritrovano solo Meloni e Antonio Tajani. Immaginando possibili soluzioni acrobatiche e certificando uno stallo che può durare al massimo per un’altra settimana, pena una pesante divisione sul candidato presidente nell’isola. E una probabile e clamorosa sconfitta. Per Meloni, esiste un dato indiscutibile: tutti i sondaggi di cui dispone indicano Solinas come perdente, dunque va sostituito. Lo dice a Salvini, con durezza. Ma il problema è anche più complesso di così: visti gli attuali equilibri di maggioranza non è possibile confermare uno schema dei governatori uscenti che lascia a FdI soltanto l’Abruzzo, mentre garantisce alla Lega Sardegna e Umbria, a Forza Italia Basilicata e Piemonte. Né Tajani […] è disposto a tollerare […] che la Basilicata passi al Carroccio per compensare una Sardegna meloniana. E quindi come se ne esce? La premier ipotizza di identificare un candidato tecnico proprio per i lucani, tenendo per sé soltanto Sardegna e Abruzzo. Neanche il 2-1-1-1 (l’ultimo è appunto un civico) piace però ai due vicepremier. E quindi si torna alla guerriglia, alle tensioni, agli sgarbi. Ieri se ne rintracciano almeno due, di cui uno molto pesante: il senatore del Carroccio e leader della Liga veneta Alberto Stefani ha presentato una proposta di legge per introdurre il terzo mandato per i governatori. È la norma a cui è appeso il futuro di Luca Zaia, la proposta che Salvini chiede a Meloni. E che Palazzo Chigi non intende concedere, non adesso almeno: non regalerà questo vantaggio al ministro dei Trasporti prima di molti mesi, in modo da tenere a bada i l suo attivismo. Pure Forza Italia è contraria, d’altra parte. […]
LA GIORNATA NERVOSA SALVINI POTREBBE CEDERE SULLA SARDEGNA MA VUOLE SBLOCCARE ZAIA
Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Nessun accordo. E nessun pranzo a tre. Se Palazzo Chigi ha smentito di aver messo a tavola i leader della coalizione di governo, è perché non è bastato un vertice nelle stanze della presidenza del Consiglio per dipanare la matassa delle elezioni Regionali e riportare la quiete tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. A tre giorni dalla consegna dei simboli e dopo giorni di scontro, con il fantasma di una spaccatura del centrodestra che aleggia, Matteo Salvini sarebbe ormai rassegnato a rinunciare al suo candidato in Sardegna, ma chiede una contropartita adeguata, sulla quale la quadra ancora non si trova. Ed è scontro sul terzo mandato dei presidenti di Regione. La Lega ha provato a forzare la mano, buttando sul tavolo delle trattative una proposta di legge per «valorizzare il lavoro svolto dai governatori» che, se approvata, consentirebbe a Luca Zaia di correre per la presidenza del Veneto anche nel 2025. Una mossa tattica per blindare una regione del Nord molto ambita da Giorgia Meloni, la quale infatti è categoricamente contraria a concedere il terzo mandato prima delle Europee. Anche perché in Veneto vuole insediare il «suo» Luca De Carlo, che è di Belluno. […] Il vertice tanto atteso inizia al mattino e in Parlamento si diffonde la voce che la premier abbia convocato i suoi vice per sbrogliare il groviglio delle Regionali e studiare la strategia per le Europee. Ma no, non è così, assicurano i collaboratori di Meloni, l’incontro c’è e i ministri anche, però al centro della discussione ci sono la questione migranti e la situazione internazionale, con i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina. E le regionali? Anche di quello in realtà hanno discusso i leader a margine del vertice su migranti e politica estera. Per un paio d’ore la notizia del pranzo con la premier rimbalza sui siti dei principali quotidiani, finché Palazzo Chigi su richiesta del capo del governo smentisce il lunch e assicura che una via d’uscita sul caso Sardegna si troverà. A ruota anche la Lega fa la sua parte per assicurare che «non c’è stato alcun pranzo di Salvini con altri leader» e che non ci sono stati «incontri per parlare di amministrative». Il tentativo di spostare l’attenzione […] però non riesce. In Parlamento tutti sanno che il faccia a faccia Meloni-Salvini-Tajani sulle Regionali c’è stato e non è andato bene. Confronto a dir poco schietto, il cui esito è stato però interlocutorio. Serviranno altre telefonate e forse un altro vertice la prossima settimana per sbloccare il braccio di ferro, che non riguarda solo le regionali. Salvini (non da oggi) rimprovera alla premier di «avere troppo potere». E Antonio Tajani da giorni deve difendere la casella della Basilicata dalle mire della Lega: «Vito Bardi non si tocca». Ieri pomeriggio il tam tam parlamentare accreditava la notizia che il governatore sardo Christian Solinas sarebbe stato convinto da Salvini a fare un passo indietro oggi stesso. Ma i dirigenti più vicini a Giorgia Meloni smentiscono: «Siamo in stallo, è ancora tutto fermo». Dove fermi […] vuol dire che il candidato per la guida della Sardegna resta il politico scelto dalla premier. E cioè il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, il quale domani ufficializzerà la discesa in campo.