RENZI RESTA IN CAMPO E VUOLE LE ELEZIONI…….

Matteo-RenziRENZI RESTA IN CAMPO E VUOLE LE ELEZIONI……….

La notte dei risultati del referendum in molti hanno apprezzato la schiettezza con cui Renzi ha ammesso la sconfitta e la conseguente accettazione che a saltare fosse la sua poltrona visto che non era riuscito nell’intento di far saltare quelle che il referendum proponeva.Qualcuno si è pure commosso per il nodo in gola che Renzi confessava.Ma è durato poco l’effetto “umano”, poi il cinismo della politica ha preso il sopravvento ed ecco che il discorso della sconfitta ha trovato simmetrica rispondenza nel discorso fatto da Renzi quando alle primarie del PD fu sconfitto da Bersani. Gli studiosi del renzismo hanno concluso che, tutt’altro che farsi da parte,oggi come allora,Renzi lavora alla  rivincita.Deve averlo   giàdetto a muso duro al presidente Mattarella che,evidentemente,ha una visione diversa della crisi che necessita di alcuni passaggi ineludibili,primo fra tutti il pronunciamento della Corte costituzionale sulla legge elettorale. Mattarella è stato chiaro. Non si può andare a votare se non si rendono omogenee le modalità di elezione sia della Camera che del Senato. Su questa necessità concordano tutti,forze di maggioranza e di opposizione, ma con interpretazioni e prospettive diverse. Se si deve andare al voto anticipato si punta ai tempi lunghi e non a febbraio, come ipotizzava e riteneva possibile il ministro Alfano , considerata la consapevolezza che hanno i partiti in campo di non essere pronti per andare subito al voto.Il centrodestra è diviso e disarticolato.Non conviene né a Berlusconi,né a Salvini né a Fratelli d’Italia della Meloni. Nemmeno a 5 stelle che sta lavorando alla candidatura a premier di Di Maio ma è ben consapevole che la nuova legge elettorale non sarà loro favorevole come lo sarebbe il “porcellum”.A ben riflettere l’unico interessato ad andare subito o al più presto possibile al voto è Matteo Renzi., lo sconfitto della consultazione referendaria,il quale sa che ,se rivincita ci può essere, è incardinata a  quel 41 per cento di consensi alla riforma costituzionale. Si tratta di oltre 13 milioni di italiani che, con motivazioni varie ma convergenti, hanno aderito al suo progetto di riforme.Ovviamente Renzi può fare affidamento soltanto  su una quota di quei 13 milioni di voti che,per quanto riducibile al netto di chi ha votato si senza troppo entusiasmo,è comunque ritenuta sufficiente dai suoi strateghi per ripartire e riposizionarsi. E la conferma di quanto sia temuta una svolta del genere,cioè il voto subito, è venuta dalla risposta data da Bersani a un giornalista che vede come una sciagura, per i problemi interni al PD, la fine della legislatura.Renzi intanto,lasciato il governo, è tornato a fare il segretario del PD a tempo pieno e senza il consenso del PD un nuovo governo non può nascere.Nemmeno se all’interno del PD  partono le manovre per indebolire Renzi, alimentando fughe e abbandoni che non potranno mai essere sufficienti a rendere inoffensivo Renzi e i suoi fedelissimi. Sospetta è anche la decisione della Corte di lavorare sui tempi lunghi rinviando al 24 gennaio  il pronunciamento sulla legge elettorale, segno che anche la Corte rientra nel grande gioco della crisi che si è aperto. Ma non si può escludere nulla. Sempre Bersani è stato colto dal panico quando un giornalista gli ha fatto notare che, se prima del voto era la minoranza dem a minacciare la scissione e dare vita ad un nuovo soggetto politico,ora la tentazione potrebbe venire a Renzi il quale potrebbe confidare nei consensi che gli potrebbero venire da quei 13 milioni che hanno votato la sua riforma.La partita è appena cominciata.