RASSEGNA STAMPA – ROMANO PRODI ANALIZZA LA SCONFITTA DELLA MELONI IN SARDEGNA…

Estratto dell’articolo di Fabio Martini per “la Stampa”

Romano Prodi è fatto così, neppure davanti alla prima vera sconfitta sul campo del governo di destra, lascia correre la briglia dell’ottimismo di maniera: «Tra le forze che si oppongono al governo, il vento non cambierà sino a quando non ci sarà qualcuno che abbia voglia di vincere: il vero problema del centro-sinistra è che tutti puntano a mantenere la propria posizione. Il messaggio delle elezioni sarde è questo: vincere si può, ma soltanto se qualcuno abbraccia questa missione unitaria». Il professor Prodi […] parla con “La Stampa” proprio del male oscuro delle coalizioni, ormai diventato uno dei problemi della democrazia italiana. E in quel suo richiamo alla “voglia di vincere” c’è un’allusione, neppure tanto in controluce, al Movimento Cinque stelle che sinora è stato disponibile ad alleanze elettorali, ma resiste all’idea di costruire assieme al Pd una vera coalizione politica. Perché Giuseppe Conte pensa ancora, per sé, al ruolo di leader di tutta la coalizione? «Fino alle Europee esiterà a fare una scelta di campo, aspetterà nella speranza che nel frattempo diventi lui il leader del partito più votato e dunque il candidato di tutta la coalizione […] queste elezioni in Sardegna dimostrano che va sempre peggio per i terzi poli, perché la gente vuole che il proprio voti pesi».    […] «Il centro-sinistra più si unisce, più vince, non c’è niente fare. Ha vinto anche scontando una diaspora, che ha avuto meno successo del previsto, ma c’era». […] «Certo, la Sardegna non è l’ombelico del mondo, è una regione con tante diversità e quindi non se ne può fare un modello nazionale, però la sorpresa c’è. Ben pochi si aspettavano un risultato di questo tipo […]».    […] nella vicenda sarda sull’eterna questione delle coalizioni, per Prodi ad aver sbagliato di più è stata Giorgia Meloni: «La presidente del Consiglio si ritrova a gestire una doppia sconfitta. Perché ha sbagliato il candidato e con quel candidato ha perso. E ora corre un rischio. Nelle coalizioni, un partito di maggioranza riesce ad esercitare un’autorità anche eccessiva fino a quando si vince: in quei frangenti va tutto bene e gli alleati arrivano a sopportare anche qualche torto. L’umiliazione che la Lega ha dovuto affrontare si sopporta fino a quando c’è un guadagno politico per tutti. Ma se alla umiliazione aggiungi la sconfitta, allora si complica tutto…». E, seduto sul divano della sua casa di Bologna in via Gerusalemme, senza voler maramaldeggiare, non è nel suo stile, il Professore scherza: «Ci si può fare anche la rima: “arroganza più umiliazione mette a rischio la coalizione! “». […]