DAGOREPORT
L’inchiesta sui presunti dossieraggi a politici e vip, di giorno in giorno, si arricchisce di dettagli che rendono la vicenda un inestricabile labirinto da cui affiorano, per ora, molte domande e pochissime risposte. Di questa storia piena di ombre, ha parlato, ospite a “L’aria che Tira”, su La7, Luigi Bisignani. Nel suo intervento, “l’uomo che sussurra ai potenti” fa una serie di affermazioni forti su Pasquale Striano, il luogotenente della Guardia di Finanza al centro dell’inchiesta sugli accessi abusivi alle banche dati della Procura Antimafia. Bisignani rileva che, nonostante sia passato un anno da quando lui e Paolo Madron parlarono di una maxi-inchiesta a relativa a “intercettazioni abusive”, nel libro “I potenti al tempo di Giorgia”, nulla di eclatante sia avvenuto. “È passato un anno – dice Bisignani – A proposito del giornalismo d’inchiesta, che è benvenuto, una cosa però mi fa sorridere. Striano, del quale si parla praticamente da 7-8 mesi, luogotenente della Guardia di Finanza che è al centro dell’inchiesta, nessuno l’ha mai toccato”. Come mai il luogotenente Striano non è stato fermato dall’autorità giudiziaria? E come mai, nonostante sia da mesi al centro della vicenda, del finanziere distaccato alla DNA non esiste alcuna fotografia? Nota Bisignani: “Non l’ho mai visto, non c’è un Gabibbo, non gli hanno dato il tapiro, non c’è quella cosa che i giornali fanno, con chiunque viene toccato da un’inchiesta, vanno sotto casa, il citofono, gli prendi gli amici, ecco Striano invece è coperto da un’immunità fantastica…”. La risposta a questo singolare enigma la dà lo stesso “Bisi”: “Certamente è coperto da qualcuno”. Sì, ma da chi? C’è una regia dietro agli accessi abusivi e alla fuga di notizie? C’è il solito “grande vecchio” o è in corso uno scontro tra poteri portatori di interessi confliggenti? Bisignani segnala un dettaglio piuttosto singolare sul “fantasma” Striano: “È stato distaccato nel 2016 dalla Guardia di finanza all’antimafia. E uno distaccato non dovrebbe avere più accesso al computer della Guardia di finanza, mentre invece lui giocava con questi dossier. All’Espresso con Lino Jannuzzi e Peppe Catalano stavamo lì a parlare della stessa cosa. E poi c’è stato Genchi, e poi c’è stato Pompa, è una pratica continua…” Un’altra domanda sorge spontanea: quando il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, parlando della fuga di notizie successiva all’allontanamento di Striano dalla Procura nazionale antimafia, dice “Il mercato delle Sos non si è affatto fermato […] C’era qualcuno che continuava a vendere sottobanco le Sos”, usa le parole “mercato” e “vendere” a ragion veduta? Ci sono stati passaggi di denaro? Qualcuno ha pagato per avere informazioni riservate? Che fine hanno fatto i documenti? Dei 50mila file scaricati da Striano, solo una manciata è stata effettivamente inviata a cronisti. Come scrive “il Messaggero”, “migliaia di download eseguiti da Striano dalle banche dati non sono stati ritrovati e non ci sono tracce di trasmissione a terzi (probabilmente per l’avventata gestione del fascicolo da parte della procura di Roma che subito lo ha indagato informandolo delle contestazioni) mentre pochissime sono state mandate ai giornalisti”. Misteri su misteri, che lascerebbero ipotizzare un’inchiesta lunga, tortuosa e dai risvolti clamorosi, eppure Bisignani ha già una sua idea su come finirà l’indagine della Procura di Perugia: “In una bolla di sapone, perché queste inchieste vanno a finire sempre così”. Probabilmente perché l’effetto desiderato sarà stato già ottenuto: segnalare un “malessere”, magari all’interno degli apparati dell’intelligence. Gli 007 di casa nostra sono da tempo agitati per la nomina del successore di Mario Parente alla guida dell’Aisi. Una partita che appare da mesi imminente, e che invece non arriva mai, e sulla quale lo stesso Governo di centrodestra si è spaccato. Giorgia Meloni preme per promuovere Giuseppe Del Deo, attuale vicedirettore, ma sono contrari sia Matteo Salvini che il sottosegretario Alfredo Mantovano. E chissà se ha ragione Bisignani, quando sostiene che l’inchiesta sul caso Striano affonda le radici in un momento drammatico nel mondo dell’intelligence e dei servizi: “È appena finito uno scontro tra il Sottosegretario alla Presidenza con la delega ai servizi (Alfredo Mantovano) e il Consiglio superiore della magistratura per la nomina del Procuratore generale di Roma, che è quello che autorizza le intercettazioni. C’è un timing preciso: ci sono le nomine ai nuovi servizi” “I Presidenti del Consiglio che si sono succeduti negli ultimi anni – prosegue Bisignani – hanno avuto tutti un pallino per l’intelligence. Ricordiamoci Conte che ha messo Vecchione, contro tutti, a capo dei servizi. Lo stesso Mantovano, che è un magistrato integerrimo, la prima cosa che fa quando arriva a Palazzo Chigi? Dire ‘facciamo la riforma dei servizi’”. Il petardo col fischio finale by Bisi: “La polpetta avvelenata arriva dai servizi stessi che stanno inquinando le acque”. Quanto c’è di vero nella ricostruzione del ciarliero lobbyista? Ah, saperlo…
L’INTERVENTO DI BISIGNANI A “L’ARIA CHE TIRA”
Dago-trascrizione
Parenzo: Bisignani è un grande esperto perché ha scritto con Paolo Madron il libro “I potenti al tempo di Giorgia” in cui ha rivelato l’esistenza di una maxinchiesta relativa a dossier di intercettazioni abusive. Lei l’aveva scritto nero su bianco che sarebbe accaduto qualche cosa”
Bisignani: “Questa in realtà è una notizia di Paolo Madron e noi l’abbiamo sviluppata. Abbiamo detto anche che ci sarebbero stati grandi sviluppi. È passato un anno. A proposito del giornalismo d’inchiesta, che è benvenuto, una cosa però mi fa sorridere. Striano, del quale si parla praticamente da 7-8 mesi, luogotenente della Guardia di Finanza che è al centro dell’inchiesta, nessuno l’ha mai toccato. Da garantista io sono contento: non l’ho mai visto, non c’è un Gabibbo, non gli hanno dato il tapiro, non c’è quella cosa che i giornali fanno, fantastica…. chiunque viene toccato da un’inchiesta, vanno sotto casa, il citofono, gli prendi gli amici, ecco Striano invece è coperto da un’immunità fantastica…”
DP: Perchè?
LB: “Beh, perché certamente è coperto da qualcuno. Perché voglio dire, io sono contento, da garantista che non avvenga quello che è avvenuto per tutti quelli sfiorati da un’inchiesta. È Un fantasma assoluto. Striano è stato distaccato nel 2016 dalla Guardia di finanza all’antimafia. E uno distaccato non dovrebbe avere più accesso al computer della Guardia di finanza, mentre invece lui giocava con questi dossier. All’Espresso con Lino Jannuzzi e Peppe Catalano stavamo lì a parlare della stessa cosa. E poi c’è stato Genchi, e poi c’è stato Pompa, è una pratica continua…”
DP: Striano è una fonte di molti giornali?
LB:“Non solo. Questa inchiesta finirà in una bolla di sapone perché queste inchieste vanno a finire sempre così. E poi c’è un’altra. Come cade questa inchiesta? In un momento drammatico nel mondo dell’intelligence e dei servizi. È appena finito uno scontro tra il Sottosegretario alla Presidenza con la delega ai servizi e il Consiglio superiore della magistratura per la nomina del Procuratore generale di Roma, che è quello che autorizza le intercettazioni. C’è un timing preciso: ci sono le nomine ai nuovi servizi. I Presidenti del Consiglio che si sono succeduti negli ultimi anni hanno avuto tutti un pallino per l’intelligence. Ricordiamoci Conte che ha messo Vecchione, contro tutti, a capo dei servizi. lo stesso Mantovano, che è un magistrato integerrimo, la prima cosa che fa quando arriva a Palazzo Chigi? Dire ‘facciamo la riforma dei servizi.’”
DP: La polpetta avvelenata da dove arriva, secondo lei?
LB: “La polpetta avvelenata arriva dai servizi stessi che stanno inquinando le acque”.
DP: L’Abruzzo è contendibile o no?
LB:“Assolutamente sì, molto più di quanto il centrodestra possa immaginare. Io credo che sia meglio che il centrodestra perda l’Abruzzo, perché così ha una spinta per tornare ad essere un governo che funziona veramente, perché adesso l’impressione mia è che si sia impallato”.
DP: La vicenda dei dossieraggi avrà delle conseguenze sul voto?
LB: “No, non credo. Perché gli italiani ormai sono talmente abituati sulle intercettazioni che ci hanno fatto il callo. ma basta parlare con chiunque. Dice no, Parliamone a voce perché tanto siamo sentiti dal macellaio al droghiere…”