Otto mesi per dare alla Calabria 6,solo 6, nuove postazioni di terapia intensiva.Alla regione più penalizzata negli investimenti fissi in sanità-15,9 euro pro-capite contro 84,4 pro-capite all’Emilia Romagna-che parte nella Pandemia dalla posizione più sfavorevole e dovrebbe quindi avere molto più degli altri.Non ci sono mezze misure.il ministro della Salute e il commissario devono dimettersi per le scelte fatte e per non aver vigilato….8 mesi 8 per dare alla Calabria 6,dico 6, nuove postazioni di terapia intensiva….Chi ha la responsabilità della politica sanitaria e della gestione dell’emergenza da meno di tutti, anzi non da niente perchè 6 è niente. Questo 6 della vergogna che rimarrà per sempre ha un nome e cognome: Roberto Speranza. Anzi ne ha due. Perchè il secondo nome è quello di Domenico Arcuri e viene prima del ministro. Che avrebbe dovuto vigilare su di lui….L’ineffabile coppia Speranza-Arcuri riesce a superarsi nominando l’amichetto politico di Cesena, Zuccatelli, che ha già fallito a Cosenza è sta fallendo a Catanzaro….
Il saccheggio delle risorse della sanità in Calabria è consustanziale alla vita stessa della regione Calabria; uno strumento formidabile di potere e di consenso e non sarà certo un caso che tutti i governatori, di ogni colore, facciano a sportellate con il governo nazionale da oltre 10 anni per riappropriarsi della gestione della vorace macchina sanitaria.
Siamo in emergenza e non c’è più tempo da perdere o prevedere lavori di ristrutturazione di ospedali se dovessero durare mesi.
Sarebbe bene attivare la protezione civile, l’esercito, le Ong. . .
Le recenti vicende sul fronte Sanità sono la punta di un iceberg sul quale la Calabria sta andando a sbattere. Occorre smettere di ballare sul Titanic e assumere al più presto delle scelte coraggiose per evitare che la situazione diventi tragica.
I beneinformati dicono oggi che Zuccatelli ha fortemente desiderato, senza farne mistero, di essere lui il numero uno della gestione commissariale ma non sarebbe corretto avallare questa indimostrabile aspirazione perché amplificherebbe il ruolo avuto nei 100 milioni messi a bilancio, falciando i risultati positivi ascrivibili alla gestione commissariale targata Cotticelli.Diciamo però che in base agli elementi disponibili non suggeriremmo a un amico di comprare una macchina usata da Zuccatelli.Non convince. ( Nella foto Pierluigi Bersani )
La nomina d’urgenza, avvenuta nel Consiglio dei Ministri di ieri sera, del dott. Zuccatelli come nuovo Commissario governativo alla sanità in Calabria, pur riconoscendo il tempestivo intervento del governo volto ad allontanare il precedente Commissario dopo la sua fallimentare gestione biennale e la sua inaccettabile intervista televisiva, non ci può tuttavia tranquillizzare e soddisfare né nel merito della scelta né, e ancor più, per la ripetizione di un metodo, cioè quello del commissariamento attraverso un plenipotenziario, che, come proverò a spiegare, per 10 e lunghi anni ha già ampiamente dimostrato i suoi insormontabili insuccessi e limiti. Avvertiamo questa preoccupazione come operatori sanitari, come rappresentanti ordinistici e come cittadini di questa regione e vogliamo, con questo appello, rendercene umilmente portavoce a nome di tutti, a maggior ragione per la nuova emergenza sanitaria, causata dalla ripresa minacciosa dell’epidemia, che unitamente alle croniche insufficienze del sistema sanitario calabrese sta mettendo in pericolo la salute e la vita della popolazione calabrese, anche per le gravi e negative ripercussioni sul mondo del lavoro, sulla vita quotidiana di giovani, adulti, anziani, sulle relazioni sociali.
Cotticelli ha spiegato, nello studio de La7, che il piano anti-covid lui lo ha elaborato a giugno in base alle direttive del governo, disponendo come andava organizzata la rete ospedaliera, l’acquisizione dei dispositivi di sicurezza, la formazione delle USCA, unità speciali di primo contatto, ma non toccava a lui realizzarlo ma al commissario nazionale Arcuri che impartiva direttamente istruzioni alle ASP ritenute soggetti attuatori delle misure di prevenzione. ( Nella foto Saverio Cotticelli)
SU www.cosenzaoggi.net nella sezione VIDEO e su CAMTELE3-CANALE 114 dalle 15 a seguire “” IL COVID NELLA CALABRIA SAUDITA”” Ovvero il commissario Cotticelli scopre in diretta di essere lui responsabile del piano anti-covid..
La verità è che il mondo politico si trova ad affrontare una situazione anomala per una campagna elettorale di cui nessuno parla ma che procede sott’acqua con grandi incertezze.Il covid e le misure restrittive del governo hanno fatto saltare il sistema delle clientele politico-elettorali nel momento in cui le regole per tutti le detta il governo centrale lasciando alla politica locale le decisioni da prendere per le situazioni particolari.
E così la politica nella sua espressione istituzionale e di governo si trova da una parte a dover fronteggiare il collasso della rete ospedaliera sotto la pressione dei ricoveri in crescita esponenziale e dall’altra la protesta delle categorie commerciali e produttive che rifiutano le misure restrittive del governo.
“per quanto concerne la rete ospedaliera, la regione registra gravi ritardi nell’implementazione della rete ospedaliera stessa, la rete emergenza urgenza e le reti tempo-dipendenti”;
“l’attività delle strutture ospedaliere risulta poco performante ed evidenzia il sostanziale ritardo nella messa a regime delle azioni di riorganizzazione programmate da parte delle aziende sanitarie, nonché l’assenza di una governance a livello regionale”.
( Nella foto il commissario Cotticelli)
Il fragile sistema sanitario calabrese credo che quasi certamente non avrebbe retto soprattutto nei prossimi mesi l’impatto con questi tassi di crescita dei contagi, senza l’approvazione di misure di contrasto alla diffusione del Covid.
Ora, con la viltà tipica della politica senza vergogna, cercano di caricare al governo nazionale la decisione delle restrizioni , l’individuazione delle zone rosse e le chiusure da coprifuoco per le attività di maggior rischio. Non intendono cioè affrontare la reazione dei cittadini e le proteste di piazza pur nell’evidenza inconfutabile che in materia di sanità le Regioni hanno sempre rivendicato la piena competenza.