E’ legittimo pensare che quel 44% è composto da tutto ciò che ruota intorno alla politica e a chi la rappresenta ( casta e filiazioni ai vari livelli) e che dalla politica può trarre diretti vantaggi, economici, professionali, di carriera e quel “traffico di influenze” che la cronaca giudiziaria ci rivela quotidianamente. Se poi dovesse trovare conferma l’affermazione del procuratore Gratteri che la mafia orienta il 20 per cento del corpo elettorale, la conclusione da trarre è ineludibile. Ma volendo prescindere dall’allarme lanciato da Gratteri, si determina comunque un blocco sociale che elegge al suo interno, di volta in volta, la rappresentanza nelle istituzioni di governo.
( Nella foto l’aula del consiglio regionale)
Continuerò a lottare finché avrò vita
Il popolo calabrese si è espresso e la volontà popolare va rispettata, sempre e comunque. Il dato dell’astensionismo deve indurre a una riflessione profonda perché rappresenta una sconfitta di tutti, un pessimo segnale per la democrazia. Non siamo riusciti a smuovere i troppi calabresi delusi da decenni di cattiva politica, ma abbiamo riacceso la speranza in 245mila calabresi che vorrei ringraziare uno ad uno, come ringrazio chi mi ha affiancato in questa battaglia, dai candidati a chi non ha mai fatto mancare il suo sostegno anche al di fuori delle liste.
Sono abituato ad assumermi la responsabilità delle mie scelte e lo faccio anche di fronte alla sconfitta. Lo faccio a testa alta, perché nessuno può negare che, dopo una vita di lavoro, abbia fatto un sacrificio senza stare lì a fare tanti calcoli. Avevo tutto da perdere ma mi sono comunque messo al servizio della Calabria. Abbiamo detto no ai portatori di pacchetti di voti e sapevamo che ciò avrebbe prodotto delle conseguenze, ma siamo orgogliosi di aver rifiutato determinate logiche. Non era mai successo.
Ovviamente c’è amarezza per il risultato, ma chi spera che io lasci il campo libero può rassegnarsi: non finisce qui. Faremo opposizione seria e costruttiva, saremo comunque vigili sull’operato del nuovo governo regionale. Non arretreremo di un millimetro e non daremo tregua ai potentati che opprimono la Calabria. Abbiamo fatto una battaglia di legalità, di dignità e di libertà e continueremo a portarla avanti non solo nel Consiglio regionale ma anche nella società, sui territori, tra la gente.
Continuerò a lottare finché avrò vita affinché i giovani calabresi abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità dei loro coetanei di altre regioni. Non mi rassegno: una Calabria diversa, pulita, non più suddita della vecchia politica, è ancora possibile.
Pippo Callipo
Gli eletti nella circoscrizione nord della Calabria / Provincia di Cosenza
Jole Santelli Lega : Molinaro (5.613) Forza Italia : Gallo (12.053) – De Caprio (3.782)
Jole Santelli Presidente : Caputo Luigi (5.775)
Giorgia Meloni : Morrone Luca (8.110)
Unione di Centro : Graziano Giuseppe (4.877).
Il più votato è stato Gianluca Gallo con 12.053 preferenze, seguito da Luca Morrone con 8.110.
Non è stato invece eletto nella lista Casa delle Libertà Giuseppe Gentile, nonostante sia stato uno dei più votati con 7.821 preferenze.
Pippo Callipo PD: Bevacqua (7521) – Guccione (6263) Io resto in Calabria : Di Natale (4752)
Democratici e Progressisti : Aieta (7454).
I più votati sono stati Bevacqua (7.521), Aieta (7.454) e Guccione (6.263).
Fonte : Sito Ministero dell’Interno
https://elezioni.interno.gov.it/regionali/scrutini/20200126/scrutiniRI183010250000
Ci sono “ padri politici” che passano ai figli il testimone, ci sono burocrati di varia estrazione che si sono guadagnati una candidatura servendo con zelo e complicità la politica delle clientele e dei comparaggi.Ci sono esponenti delle varie professioni che, per i servizi resi e le prebende ricevute, debbono dare il loro contributo candidandosi in proprio o ricorrendo a un candidato che li esprime.Interi nuclei familiari vengono chiamati a dimostrare riconoscenza per qualche favore ricevuto.
Il voto di opinione, là dove esiste, risulta minoritario rispetto al formicaio del “porta a porta”, del fac-simile e del “santino”.La politica non c’è ,è una simulazione, affidata a slogan improbabili in calce ai manifesti murali. Insomma se vota meno del 50 per cento degli aventi diritto in Calabria vincono gli uomini delle clientele e dei comparaggi, i mestieranti e i carrieristi e soprattutto i marpioni di ieri e di oggi.( Nella foto Antonio Albanese nei panni di Cetto Laqualunque)
Ma se per i candidati consiglieri la conoscenza del loro livello politico è sotto il minimo sindacale non è così,per fortuna,per i candidati alla presidenza della giunta. Nel complesso hanno fornito e vanno precisando l’idea o visione che hanno del quadro regionale nei suoi assetti politici, amministrativi e istituzionali.Indicano una scala di priorità delle emergenze da affrontare e con quali cambiamenti di metodo e di organizzazione operativa.
Ma bisogna avere il senso della realtà, delle forze in campo, delle dinamiche possibili nella partecipazione al voto.Non bisogna dimenticare che nelle regionali del 2014 oltre il 50 per cento degli elettori è rimasta a casa. E’ questa l’incognita da cui dipende il risultato. (Nella foto Pippo Callipo )
In gioco erano 3 leggi:quella vigente, quella maggioritaria voluta col referendum e quella che, stabilendo il taglio di un terzo dei parlamentari, richiede la ridefinizione dei collegi elettorali. L’eccesso manipolativo consiste nell’aver inserito nella legge maggioritaria la delega al governo per la definizione geografica dei nuovi collegi elettorali. Sta di fatto che in attesa di definire i collegi il Paese sarebbe rimasto senza legge elettorale, poiché quella vigente diventava abrogabile ,quella maggioritaria doveva affrontare il referendum e quella del taglio dei parlamentari era subordinata alla definizione dei collegi elettorali. Da qui l’eccesso manipolativo che ha portato alla bocciatura. ( Nella foto l’avv.Enzo Paolini )
Sta di fatto che la scelta dei candidati al consiglio regionale non è avvenuta sulla base della adeguatezza alle responsabilità da assumere e delle competenze necessarie . Non può bastare – anche se è certamente un elemento da non trascurare- essere onesti e non avere precedenti imbarazzanti.
La questione morale, per quanto rilevante, non esclude la conoscenza del territorio, delle sue potenzialità, delle dinamiche produttive e delle interdipendenze con i vari settori. Sanità, trasporti, gestione rifiuti, turismo, agricoltura, industria, servizi in generale, fondi europei sono il campo azione di un governo regionale che non può prescindere dai livelli di competenza della giunta e del consiglio. (Nella foto: Antonio Albanese nel personaggio di Cetto Laqualunque )
A questo si aggiunga che la campagna elettorale in corso è prevalentemente al “chiuso” e si tiene lontana dalle piazze. Basta avere la possibilità di riempire un cinema, un teatro,un auditorium, una sala con truppe di appartenenza e, a parte gli addetti ai lavori, il pubblico vero, quello cioè che non è schierato e vuole informarsi, solitamente non risponde. Ci si faccia caso,per lo più è tappezzeria. La piazza è uno spazio aperto e libero accessibile a chiunque. Il teatro, la sala è uno spazio costruito, identitario,differente dalla piazza.
Pippo Callipo non parla il politichese,il suo linguaggio e’ semplice e diretto, i problemi li inquadra nella loro essenzialità perché tutti possano capire come interagiscono sulle condizioni di vita dei calabresi. Lotta alla corruzione, alle lobies che in combutta con la malapolitica infestano le istituzioni di governo per mettere le mani sulla spesa pubblica, lotta alla mafia con la lupara e a quella con la penna, superpagata, responsabile di farraginose procedure che frenano lo sviluppo e scoraggiano l’attività di impresa, una burocrazia di per sé improduttiva anche perché professionalmente inadeguata ai ruoli ricoperti.
Ora non bisogna essere esperti di protocolli diplomatici per capire che due nemici che si bombardano a vicenda non possono essere convocati nello stesso giorno e nello stesso luogo.Un errore macroscopico, una forzatura che sfugge ad ogni logica diplomatica.Un errore così imbarazzante di fronte alle cancellerie internazionali che, evidentemente, deve avere una sua spiegazione che qualcuno ha avanzato.
A proposito di “storia personale”, considerata patrimonio politico da non sprecare, quella di Mario Oliverio è la storia di un tradimento che appartiene ai suoi comportamenti personali certamente anche non estranei alla storia del suo partito. Oliverio da una parte trattava con i vertici del partito per un compromesso onorevole, ovvero una via d’uscita per poter ritirare la candidatura. Dall’altra stampava manifesti elettorali , tre metri per due, con la sua immagine a “presidente”, apriva la segreteria elettorale a Lamezia e, soprattutto, teneva legati i suoi alleati di centrosinistra con riunioni continue , fino alla firma degli accordi sulle candidature nelle liste. (Nella foto la mattanza della tonnara )
Durante i cinque mesi di campagna elettorale per le Europee del 26 maggio, su Facebook, definito l’ammiraglia del Capitano: 17 post al giorno; 60,8 milioni di interazioni (che vuol dire like, commenti, condivisioni); 40 milioni di like e oltre 5 milioni di ore di video visualizzati. Risultato delle elezioni: Lega primo partito con il 34%. Da giugno i ritmi sono un po’ più lenti ma continua a crescere: i like sui post hanno raggiunto i 52 milioni, 11,5 milioni le condivisioni. Oggi i fan su Facebook sono oltre 3,8 milioni, su Instagram 1,8, su Twitter 1,2. ( Nella foto: Luca Morisi)