Qui non si tratta di arrestare Totò Riina o di dare la caccia alla cupola dei “casalesi”, anche se all’ASP di Cosenza sarebbe emersa una cupola di comando che avrebbe prosciugato le risorse per contrastare il virus prevalentemente per pagare lavoro straordinario ad eroici, altruisti e professionalmente stakanovisti soggetti attuatori. Indaga la Procura ma il commissario Longo al riguardo non ha dato segni di vita. ( Nella foto il supercommissario Guido Longo )
Il futuro ci sollecita a lanciare un segnale di grande maturità e coerenza, dando dimostrazione di avere nel cuore e nella mente solo ed esclusivamente il bene e la crescita della nostra Nazione di cui fa parte, non dimentichiamolo, anche la Calabria, una terra dalla storia millenaria, che coincide con quella dell’umanità, dove si respira l’anima di un’antica civiltà che vive in una cultura che è storia, che è Magna Grecia, che è Italia. Una regione, già in ginocchio economicamente e socialmente di suo, che così rischia di ricevere il colpo finale con un Decreto vacuo e vuoto che non riesce a garantire il diritto costituzionale alla salute, livelli di assistenza, di prevenzione e cura pari alle altre regioni, a colmare il profondo divario tra Sud e Nord, a ripianare i debiti esistenti, a contemplare risorse per investimenti in capitale umano né tantomeno in tecnologie. (Nella foto il senatore IV Ernesto Magorno )
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Domenico Tallini, come cittadino italiano e come uomo politico, al momento non è colpevole di nulla ma è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio sempre di tipo mafioso. E’ “presunto innocente” fino al terzo grado di giudizio ma deve anche rispondere dei reati che gli vengono contestati che non sono di poco peso. La stessa magistratura che gli ha restituito la libertà di movimento dovrà processarlo e giudicarlo sulla base delle prove esistenti a suo carico.
Nell’attesa non sono consentiti né processi mediatici né scorciatoie politico-assolutorie. Alla magistratura inquirente il compito di dimostrare la fondatezza dell’accusa ma la vergogna di quell’applauso non può passare perché è di una gravità devastante. (Nella foto Domenico Tallini )
L’anonimo ispiratore della nota , nell’intento di ledere l’immagine politica di Anna Falcone per bloccarne la temuta “discesa in campo” nella competizione elettorale, è andato a rovistare ,a modo suo, nel curriculum politico di Anna Falcone cercando di piegare fatti e avvenimenti a una costruzione politicamente diffamatoria.
Evidentemente il nome di Anna Falcone, che come tanti calabresi si è fatta avanti da sola, con competenza e prestigio, a livello nazionale, in una competizione elettorale senza personalità politiche di spicco, preoccupa e disturba i manovratori occulti della politica calabrese di bassa cucina, che con bassa cucina rispondono, con le falsità più basse, per rivolgersi “ alla pancia” di una popolazione allo stremo. ( Nella foto Anna Falcone )
La sceneggiata napoletana poggia su tre ineludibili personaggi, “isso”,”issa” e “’o malamente” dove è il “malamente” predestinato a soccombere. Nella sceneggiatura e nella regia di Graziano-Merola “o malamente” non va cercato in Calabria ma a Napoli ,perché a Graziano in verità interessa risolvere il grosso problema che il Pd ha a Napoli e che si chiama Luigi De Magistris, sindaco di Napoli a scadenza e leader della formazione politica “Dema”, movimento di aggregazione della sinistra non allineata e spina nel fianco del presidente della Regione, Vincenzo De Luca,targato PD. ( Nella foto Stefano Graziano )
Dalla puntata di Report di questa sera è emersa ancora una volta una disorganizzazione incredibile ed imbarazzante del sistema sanitario italiano nell’affrontare il Covid
L’Unione Europea,dunque, ha deciso di mettere fine alle due Italie e ai differenziali nod-sud vincolando il 65,99% dei miliardi a fondo perduto alla coesione sociale ed economica nord-sud, con investimenti nei settori chiave dello sviluppo possibile. E’ una occasione unica e irripetibile per risolvere una “questione meridionale” che si trascina dai tempi dell’unità nazionale.Molto dipende dalle forze e dalla mobilitazione che si riuscirà a costruire intorno all’iniziativa dei governatori del sud.Riguarda tutti : le forze politiche, i sindaci, i sindacati, le categorie produttive, gli intellettuali e la società civile ma, soprattutto i giovani se è vero che “Next Generation” riguarda proprio loro e il loro futuro. Pandemia permettendo, i giovani, cominciando dalle università, debbono prendere nelle loro mani il futuro che gli viene negato. Siamo alla vigilia di una possibile rivoluzione non violenta che presenta il conto di decenni di discriminazioni, emarginazioni, prevaricazioni e ruberie di Stato. (Nella foto il governatore campano Vincenzo De Luca )
Il ministro di suo ci ha messo un querulo sussulto governativo affermando, nel corso del sopralluogo di fronte all’opera eseguita :” In Calabria lo Stato c’è! “.Espressione quanto mai infelice, se incardinata alla “più grande aula bunker del Meridione”, poiché attesta specularmente che la criminalità ,nello specifico quella mafiosa, ha accresciuto la sua influenza,la sua presenza e la sua attività criminosa.Lo Stato semmai c’è perché Gratteri , la sua squadra di giovani magistrati, la Guardia di Finanza, i Carabinieri, la Polizia stanno combattendo una battaglia dura e difficile lasciando ad altri le ambigue processioni e le fiaccolate antimafia con in testa i politici che praticano l’antimafia con il rischio e la vita degli altri.( Nella foto l’aula bunker )
Lasciando da parte stile, oratoria e lessico, soffermiamoci su alcuni interventi di cui ci siamo imposti di non rivelare il nome ma che impietosamente CAMTELE3 ha mandato in onda per tre giorni. L’impressione prevalente che si ha, nella sequenza degli interventi manifestamente omissivi, è come se a parlare siano parlamentari che con i disastri della Calabria non hanno nulla a che fare, come se fossero testimoni incolpevoli di un dramma che non li riguarda .
Undici anni di gestione commissariale consociativa con una spesa sanitaria generosa quanto dissipatrice, bilanci non presentati, voragini di passività, doppie fatturazioni ,ospedali chiusi, medici e infermieri non sostituiti, emigrazione negli ospedali del nord con un costo per le casse regionali di oltre 300 milioni di euro, spesa sanitaria pro-capite meno della metà rispetto al centro-nord. Non abbiamo sentito nulla nemmeno la spiegazione che la gestione commissariale si è resa necessaria per il debito accumulato proveniente dalla gestione “politica” degli assessori regionali che la rendicontazione della spesa la facevano a voce.
C’è stato un consigliere regionale che si è particolarmente indignato sollecitando punizioni esemplari per chi ha abusato o,peggio ancora, millantato lavoro non svolto. L’ASP di Cosenza con un suo comunicato ha affermato che è tutto in regola, la delibera di spesa è legittima, la legge è stata rispettata.Dovremmo stare tranquilli e invece no, perché se c’è addirittura una legge che prevede e autorizza prestazioni di lavoro “straordinario” in situazioni oggettivamente “ordinarie”, vuol dire che da qualche parte c’è il trucco: nella legge stessa o nelle prestazioni di lavoro straordinario. (Nella foto Simonetta Cinzia Bettelini commissario all’ASP di Cosenza)
” In 140 per una Calabria aperta”
Il consenso di cui la destra gode si basa sull’astensione
della maggioranza, il 56%, dell’elettorato calabrese.
Signi ca che più di metà della popolazione della regione è
priva di rappresentanza e non l’ha trovata nell’offerta
politica delle regionali dello scorso gennaio. Anche di
questo elettorato fa parte quella società vitale che non
sale mai alla ribalta dei media: donne e uomini che
lavorano, in ogni campo e ad ogni livello, fuori da
condizionamenti criminali e da pressioni indebite,
amministratori e amministratrici innovativi,
imprenditori e imprenditrici che aprono nuove strade,
associazioni di volontari che suppliscono le carenze del
welfare, esperienze di cittadinanza attiva, pratiche di
politica autorganizzata, comunità di accoglienza dei e
delle migranti, reti di produzione e circolazione culturale
dentro e fuori le istituzioni scolastiche e universitarie,
reti di connessione fra calabresi residenti e calabresi
della “diaspora”.
Questa estate alcuni illustri medici, professori universitari, che non hanno però competenza specifica nella diffusione dei virus, hanno affermato che il Covid era clinicamente morto invitando i cittadini a muoversi liberamente. Poi si è sostenuto che la seconda ondata non era come la prima o che si moriva con il Covid ma non per il Covid, quando è stato dimostrato che rispetto al numero medio dei morti negli anni precedenti c’è stato un forte aumento sia nella prima che nella seconda ondata.
In Italia il 15 ottobre i morti per il Covid sono risultati 36.372, il 6 dicembre sono pari a 60.078. In Calabria il 15 ottobre erano 104, oggi 343. Una strage.
di Vincenzo Gallo